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giovedì 3 aprile 2014

235 - Nessuna fermata

Casualmente accendo la tv e capito su una trasmissione condotta da Lilli Gruber in cui si diceva che Matteo Salvini, segretario della Lega è un appassionato di musica e i suoi preferiti sono Giorgio Gaber e Fabrizio de André.
C'è qualcosa che non mi torna.
Poi penso a Formigoni che va ai concerti metal o a Gasparri che come film preferito cita Blade Runner, e m'immagino le voci delle anime candide che si rifiutano di crederci, sentendo queste notizie dicono non è vero, che lo diranno per farsi belli, sperano non sia possibile.
Invece purtroppo mi sono reso conto che è vero, ma pensandoci bene sostituisco il "purtroppo" con "per fortuna", perché penso all'inizio del punk, del vero punk in continua evoluzione, mai uguale a se stesso, sempre senza fermarsi. Così come qualsiasi movimento che abbia segnato il nostro tempo è stato una breve corsa fuori dal contesto, ma quando si viene raggiunti e si comincia a essere inglobati allora bisogna essere già altrove.
Ecco il punto della questione: siamo fermi, noi, noi che la pensiamo in un certo modo e stiamo ancora con punti di riferimento di decenni fa, per cui siamo stati raggiunti persino dai tipi suddetti.
Condividiamo citazioni sentite di persone morte da anni, canzoni risapute e strasentite, mentre quando si prova a mettere una novità o qualcosa fuori dagli schemi non c'è quasi nessuno che ci degna anche solo di un ascolto.
Curiosità zero, voglia di cambiamento sottozero.
Senza un fermento culturale si leggono, guardano e ascoltano praticamente solo degli oggetti, che avulsi dal contesto sociale in cui ci si trovavano sono diventati prodotti, tranquillizzanti e sterilizzati, essendo lontani dal loro significato originario sono innocui oggetti, buoni per regalarseli nelle ricorrenze prestabilite.
Essere alternativi è rivolta, è magma, fuoco continuo, bruciare continuamente in un'eterna corsa verso nuove idee; non è ritrovarsi in un pub con mestizia fissando le etichette delle birre e ascoltando il rassicurante già sentito.
Si muore lentamente quando si smette di correre via.
È necesssario  muoversi continuamente senza farsi mai raggiungere e inglobare, bruciando verso orizzonti sempre nuovi.