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sabato 2 agosto 2014

257 - Stragi di Bologna: Claudio Lolli - Piazza, bella piazza (1976)

4 agosto 1974. Nella notte una bomba esplode nella vettura numero 5 dell'espresso Roma-Brennero. I morti sono 12 e i feriti circa 50, ma una strage spaventosa è stata evitata per questione di secondi: se la bomba fosse esplosa nella galleria che porta a San Benedetto Val di Sambro i morti sarebbero stati centinaia. Racconta un testimone della strage: «Il vagone dilaniato dall'esplosione sembra friggere, gli spruzzi degli schiumogeni vi rimbalzano su. Su tutta la zona aleggia l'odore dolciastro e nauseabondo della morte». I due agenti di polizia che hanno assistito alla sciagura raccontano: «Improvvisamente il tunnel da cui doveva sbucare il treno si è illuminato a giorno, la montagna ha tremato, poi è arrivato un boato assordante. Il convoglio, per forza di inerzia, è arrivato fin davanti a noi. Le fiamme erano altissime e abbaglianti. Nella vettura incendiata c'era gente che si muoveva. Vedevamo le loro sagome e le loro espressioni terrorizzate, ma non potevamo fare niente poiché le lamiere esterne erano incandescenti. Dentro doveva già esserci una temperatura da forno crematorio. 'Mettetevi in salvo', abbiamo gridato, senza renderci conto che si trattava di un suggerimento ridicolo data la situazione. Qualcuno si è buttato dal finestrino con gli abiti in fiamme. Sembravano torce. Ritto al centro della vettura un ferroviere, la pelle nera cosparsa di orribili macchie rosse, cercava di spostare qualcosa. Sotto doveva esserci una persona impigliata. 'Vieni via da lì', gli abbiamo gridato, ma proprio in quel momento una vampata lo ha investito facendolo cadere accartocciato al suolo»

"Piazza Maggiore, per tutti quelli che almeno una volta ci sono passati, non è solo il centro di Bologna, il luogo fisico dove le strade finiscono. Piazza Maggiore è la grande piazza. Sotto quei portici circolano le idee, gli affari, le amicizie e gli amori, si fanno gli acquisti e si discute. Ma anche la piazza che davanti al sagrato del Duomo ha visto allineare le persone uccise sul treno Italicus nel '74, quelle della stazione nell'80 e del Rapido 904 nel l'84. 106 morti e 424 feriti in soli dieci anni. Di questo e di altro, della storia d’Italia ci canta Claudio."
Giorgio Maimone, da Bielle..

"..È un dovere preciso prendere parte ai funerali che seguiranno a Bologna in Piazza Maggiore. Anche per ricordare la morte dell'anarchico Pinelli.
Terza stazione. Piazza bella piazza. Uno dei momenti più alti e drammatici di questo disco incredibile e coraggioso.
Una delle scene più indimenticabili di tutta una vita. Dieci bare in fila sul sagrato della chiesa. E davanti, fermi, immobili nei loro completi scuri, impenetrabili, il sindaco di Bologna, il presidente della repubblica Giovanni Leone, il segretario della DC Amintore Fanfani, tanti ufficiali, politicanti. Dietro di loro tutta una città riunita, raccolta, ostile. Dapprima ondeggiante di sdegno, poi rumorosa di fischi, grida, ululati. Che si trattiene a stento dal trascendere. Dal travolgere le istituzioni presenti."
Jonathan Gustini, da: Claudio Lolli, la terra la luna e l'abbondanza, edizioni Stampa Alternativa, p. 115.

Piazza bella piazza, ci passò una lepre pazza... è una filastrocca popolare toscana che la madre di Claudio Lolli, originaria di Grosseto, cantava sempre al figlio.

TESTO:

Piazza, bella piazza
ci passò una lepre pazza,
uno lo cucinò, uno se lo mangiò,
uno lo divorò, uno lo torturò,
uno lo scorticò, uno lo stritolò,
uno lo impiccò
e del mignolino ch'era il più piccino
più niente restò.

Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza...

Ci passarono dieci morti
i tacchi, e i legni degli ufficiali,
teste calve, politicanti
un metro e mezzo senza le ali,
ci passai con la barba lunga
per coprire le mie vergogne,
ci passai con i pugni in tasca
senza sassi per le carogne.

Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza...

Ci passò tutta una città
calda e tesa come un'anguilla,
si sentiva battere il cuore,
ci mancò solo una scintilla;
capivamo di essere tanti
capivamo di essere forti,
il problema era solamente
come farlo capire ai morti.

Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza...

E fu il giorno dello stupore
e fu il giorno dell'impotenza,
si sentiva battere il cuore,
di Leone avrei fatto senza,
si sentiva qualcuno urlare
"solo fischi per quei maiali,
siamo stanchi di ritrovarci
solamente a dei funerali".

Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza...

Ci passarono le bandiere
un torrente di confusioni
in cui sentivo che rinasceva
l'energia dei miei giorni buoni,
ed eravamo davvero tanti,
eravamo davvero forti,
una sola contraddizione:
quella fila, quei dieci morti.



fonte:
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=2221&lang=it