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giovedì 21 settembre 2017

373 - LAVORATORI CHE ODIANO GLI ARTISTI

Certi sono bravi a scrivere, meglio di tanti che lo fanno per mestiere, o a fare musica o a dipingere, ma devono trovarsi un lavoro per vivere, perdendo il loro talento o riservandolo ai rari pezzi di tempo libero che hanno, per la goduria di quel popolino mentalmente ottuso, per il quale ognuno deve faticare come una bestia da soma per guadagnarsi dignitosamente il diritto al pane quotidiano. Questa mentalità, diffusa soprattutto tra i cattolici e i comunisti malpensanti l'ho sempre considerata idiota.
Il vero comunismo è lavorare poco senza nessun sfruttamento, faticando il meno possibile e avere il tempo per divertirsi; persino ai tempi di Stalin andavano in pensione a 60 anni e avevano un orario di lavoro ridotto rispetto a noi occidentali, anzi è proprio grazie alle nazioni comuniste se hanno concesso maggiori diritti ai lavoratori occidentali, per farli star buoni. La prova del nove di ciò è che appena è crollato il blocco comunista se li sono ripresi indietro tutti i diritti che avevano concesso in occidente, infatti ora sfruttano i lavoratori e per farlo al massimo li tengono in uno stato di necessità e precarietà, anche peggio di un secolo fa.
Così al lavoratore occidentale è stata furbamente inculcata l'idea che un lavoro onesto è faticare come una bestia, sfinendosi e rischiando la vita per il padrone sfruttatore.
In questa maniera il lavoratore imbruttito poi se le prende con chi non se la suda la vita, con quelli che vogliono fare gli artisti, sputa sull'arte e sugli artisti, per lui bisogna rimanere ignoranti e faticare per vivere. In pratica è diventato il carceriere di se stesso, e quando vede una persona libera ne è infastidito.
Io invece vorrei un mondo dove ognuno potesse vivere facendo quello che gli piace, quindi qualsiasi persona che tenti di fare ciò avrà sempre il mio plauso, anche se è una a cui piace far sesso e fa la mignotta.


domenica 10 settembre 2017

372 - TERRORISMI E PSICOSI

Leggo spesso persone, anche giovani, che cadono nel trappolone dei terroristi spaventapasseri e dell'immigrazione incontrollata, dicendo che dobbiamo ancorarci alla nostra fede e alle nostre tradizioni per non perdere la nostra identità in questi tempi moderni, se invece accogliamo gli stranieri finiamo per fare il gioco delle multinazionali e degli speculatori, che vogliono creare una massa di consumatori senza personalità, più malleabili e facili da sfruttare.
Perciò secondo questi pensatori pavloviani uno dovrebbe seguire i precetti della fede cattolica degli avi e le tradizioni, anche le più assurde, per trovare la propria identità.
Ma se a me quell'identità fa schifo quanto quella proposta dal consumismo edonistico delle multinazionali non troverei me stesso, ma troverei un replicante di quanto hanno fatto gli altri e da cui mi differenzio dall'età della ragione, perché sono differente da mio padre a da mia madre, la penso in maniera diversa su molti punti e siamo comunque in un altro periodo storico. Per me bisogna discernere e trovare una propria strada, senza seguire nessuno se non il proprio percorso personale, cercando di dare un senso al disegno che si sta tratteggiando con la vita.
Io sono cresciuto leggendo libri di pirati, fumetti, riviste porno e ascoltando musica jazz o rock, quindi ho già in partenza un retroterra completamente diverso dal tradizionalismo cattolico, ma anche da quello islamico e di qualsiasi altra religione, sono cresciuto diversamente pure dai miei genitori.
Poi sono cresciuto nel periodo storico delle grandi contestazioni e con un orientamento già in partenza socialista. Pertanto se seguissi le tradizioni cattoliche non seguirei me stesso, ma fuggirei spaventato dagli attentati islamici nella direzione opposta a ciò che sono, ed è quello che vorrebbe proprio chi organizza i suddetti eventi per alimentare le psicosi di massa, nel caso ci sia una regia dietro e non siano cani sciolti.
Se non ti fai terrorizzare dai terroristi diventa inutile il loro terrore.
Che poi quello che fa cascare tutto è una semplice osservazione, questi che predicano un ritorno alle tradizioni e al cattolicesimo più tradizionalista, per i quali era meglio Ratzinger che Bergoglio, guardandoli vedi che loro stessi non sono coerenti con quanto affermano, anche solo esteticamente, si  adeguano alle tendenze del momento, non seguono le tradizioni come dicono.
Hanno tatuaggi, piercing ed orecchini che i loro padri non avevano, si mettono magliette, felpe e jeans che non appartengono alla tradizione della loro famiglia, dovrebbero invece mettersi il vestito completo come loro nonno, con il cappello, andare all'osteria a giocare a briscola e a bere vino italiano sfuso.
Uno dei punti di riferimento di questi personaggi è Salvini, ma pure lui non lo vedo rispettoso delle tradizioni, con orecchino, felpe, magliette, è divorziato, ecc. Non rispetta la tradizione cattolica più ortodossa che dice bisogna seguire. Così come un altro che predica il tradizionalismo, Mario Adinolfi, è un giocatore di poker, divorziato e si è risposato a Las Vegas.
Ricordo un periodo in cui c'era da approvare una legge per facilitare il divorzio e i leader del centrodestra di allora la ostacolavano, si dichiaravano contrari al divorzio, però se si guardava alla loro vita privata, tutti (Berlusconi, Bossi, Fini,  Casini) erano divorziati.
Se a quelli che seguono questi personaggi non sorge il sospetto che stiano recitando una parte per interesse politico ed economico personale, prendendo per i fondelli chi crede in loro, se li meritano.
Il problema è che poi se li ritrovano a governare la loro vita anche quelli che non li seguono e li detestano; essendo in democrazia è la maggioranza che decide, ma se la maggioranza è ignorante e influenzabile dai media diventa una dittatura di chi riesce a guidare questo gregge umano.


domenica 3 settembre 2017

371 - RIVOLUZIONARI DI IERI E DI OGGI

Andreas Finottis :  Leggo spesso post o commenti che se la prendono con i rivoluzionari degli anni 60/70 della contestazione diffusa, in cui quelli più giovani dicono che la situazione attuale è colpa di quelli che contestavano allora, che non hanno lottato veramente e non hanno ottenuto niente, che era solo una moda e ora non lottano più.
Il problema è sempre generalizzare.
Negli anni 60/70 per molti la ribellione era una moda, come i calzoni a zampa d'elefante, altri ci credevano ma poi hanno cambiato idea seguendo la propria convenienza, altri ci hanno lasciato la pelle per quello in cui credevano, alcuni hanno seguito strade fintamente rivoltose in realtà utili al potere come eroina e terrorismi infiltrati dai servizi, ma qualcuno coerente e lucido c'era e c'è, conquiste ce ne sono state.
Sono state perse in gran parte in questi ultimissimi anni.
Perciò a quelli che dicono se siamo messi come siamo messi è colpa di quelli che lottavano per un mondo migliore allora dovrebbe sorgere il dubbio che probabilmente siamo messi così per quelli che negli anni successivi non hanno lottato e si aspettano che lo facciano ancora quelli di allora, sessantenni o settantenni di oggi. Ragionamento tipico del figlio di papà che vuole che i genitori vadano anche a lottare e contestare per lui, mentre lui al massimo posta su Facebook frasi rivoluzionarie tipo "ACAB" e "Boldrini troia".
Finché dai la colpa agli altri dei tuoi fallimenti, aspettando che lottino per te i tuoi anziani genitori o un qualche leader, sarai sempre fregato.

Francesco Filipponi: Le cariatidi della società ortodossa hanno saputo risolvere la questione dello stragismo di provenienza anni ' 70, ma al di là dell'indignazione comprensibile, spesso riservata solo ai discorsi retorici di qualche presidente della repubblica, guardando molto oltre la questione dei pantaloni a zampa di elefante che a ogni modo in quel periodo erano gli unici che si vendevano tanto per gli estremisti di destra che per quelli di sinistra, quindi spostando l'attenzione su ciò che a posteriori è stato detto o non detto, studiato o non studiato, analizzato o non analizzato sul perché, su percome etc., a tutt'oggi non abbiamo una cultura seria che si sia occupata di discernere, ma solo ancora e solo ancora processi giudiziari rimasti in piedi, associazioni dei familiari delle vittime, manifestazioni dedicate al ricordo e alla memoria,. Nulla di nulla viene ritenuto meritevole di attenta analisi storico sociologica. Intendimi bene, non che non siano stati fatti studi seri sull'oggetto delle argomentazioni che tu solleciti tramite codesto post ma, a livello di ricezione popolare, al limite nazional popolare del fattore interpretativo "dovuto" a fenomeni importanti, anche se dai risvolti delittuosi, oggi come oggi non rimane né solco né traccia nella percezione della maggior parte dei nostri connazionali. I più anziani ci sono cresciuti dentro ma poi si sono occupati di vivere altre mille vite, i giovani assolutamente vengono esonerati dall'approfondimento.
Viviamo nel Paese dell'eterno intento di voltare pagina, e mi potrebbe anche andare bene, fatto sta che ogni pagina successiva di milioni di pagine scritte in precedenza, è sempre una pagina vuota e bianca.*

*Francesco Filipponi lo potete leggere  sul suo blog: https://amazzoneintermedia.blogspot.com
o sul suo  sito: https://amazzoneautori.altervista.org