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domenica 3 settembre 2017

371 - RIVOLUZIONARI DI IERI E DI OGGI

Andreas Finottis :  Leggo spesso post o commenti che se la prendono con i rivoluzionari degli anni 60/70 della contestazione diffusa, in cui quelli più giovani dicono che la situazione attuale è colpa di quelli che contestavano allora, che non hanno lottato veramente e non hanno ottenuto niente, che era solo una moda e ora non lottano più.
Il problema è sempre generalizzare.
Negli anni 60/70 per molti la ribellione era una moda, come i calzoni a zampa d'elefante, altri ci credevano ma poi hanno cambiato idea seguendo la propria convenienza, altri ci hanno lasciato la pelle per quello in cui credevano, alcuni hanno seguito strade fintamente rivoltose in realtà utili al potere come eroina e terrorismi infiltrati dai servizi, ma qualcuno coerente e lucido c'era e c'è, conquiste ce ne sono state.
Sono state perse in gran parte in questi ultimissimi anni.
Perciò a quelli che dicono se siamo messi come siamo messi è colpa di quelli che lottavano per un mondo migliore allora dovrebbe sorgere il dubbio che probabilmente siamo messi così per quelli che negli anni successivi non hanno lottato e si aspettano che lo facciano ancora quelli di allora, sessantenni o settantenni di oggi. Ragionamento tipico del figlio di papà che vuole che i genitori vadano anche a lottare e contestare per lui, mentre lui al massimo posta su Facebook frasi rivoluzionarie tipo "ACAB" e "Boldrini troia".
Finché dai la colpa agli altri dei tuoi fallimenti, aspettando che lottino per te i tuoi anziani genitori o un qualche leader, sarai sempre fregato.

Francesco Filipponi: Le cariatidi della società ortodossa hanno saputo risolvere la questione dello stragismo di provenienza anni ' 70, ma al di là dell'indignazione comprensibile, spesso riservata solo ai discorsi retorici di qualche presidente della repubblica, guardando molto oltre la questione dei pantaloni a zampa di elefante che a ogni modo in quel periodo erano gli unici che si vendevano tanto per gli estremisti di destra che per quelli di sinistra, quindi spostando l'attenzione su ciò che a posteriori è stato detto o non detto, studiato o non studiato, analizzato o non analizzato sul perché, su percome etc., a tutt'oggi non abbiamo una cultura seria che si sia occupata di discernere, ma solo ancora e solo ancora processi giudiziari rimasti in piedi, associazioni dei familiari delle vittime, manifestazioni dedicate al ricordo e alla memoria,. Nulla di nulla viene ritenuto meritevole di attenta analisi storico sociologica. Intendimi bene, non che non siano stati fatti studi seri sull'oggetto delle argomentazioni che tu solleciti tramite codesto post ma, a livello di ricezione popolare, al limite nazional popolare del fattore interpretativo "dovuto" a fenomeni importanti, anche se dai risvolti delittuosi, oggi come oggi non rimane né solco né traccia nella percezione della maggior parte dei nostri connazionali. I più anziani ci sono cresciuti dentro ma poi si sono occupati di vivere altre mille vite, i giovani assolutamente vengono esonerati dall'approfondimento.
Viviamo nel Paese dell'eterno intento di voltare pagina, e mi potrebbe anche andare bene, fatto sta che ogni pagina successiva di milioni di pagine scritte in precedenza, è sempre una pagina vuota e bianca.*

*Francesco Filipponi lo potete leggere  sul suo blog: https://amazzoneintermedia.blogspot.com
o sul suo  sito: https://amazzoneautori.altervista.org